Gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini
I concetti di sano e malato sono ancora così chiari nella testa dei nostri figli?
“Mamma ma sono ancora malato? Allora perché domani dovrò ancora andare a fare quell’esame dove mi mettono cotton fioc nel naso?”
Ieri sera, mentre leggevo la favola della buona notte a mio figlio Sebastiano, mi sono sentita fare queste domande. Domani lo porterò per la seconda volta al “drive in” per fare l’ormai noto tampone nasofaringeo per la ricerca del COVID. Dall’inizio di settembre, Sebastiano è stato sottoposto una volta all’isolamento domiciliare fiduciario per un episodio febbrile e ora alla misura della quarantena: un compagno di classe della scuola materna purtroppo è risultato positivo al COVID.
Per fortuna le notizie riportate nella famigerata “chat delle mamme” raccontano che il bimbo e i suoi genitori stanno bene. Continuiamo a incrociare le dita per loro sperando per il meglio.
Questa situazione mi ha spinto ad analizzare gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini.
Tutti hanno un’opinione anche i bambini
In questi mesi ci siamo confrontati quotidianamente con articoli pieni di domande e risposte sul COVID, idee, ipotesi, proiezioni...
La parola l’hanno presa a turno gli esperti, i medici, gli epidemiologi, i politici, i giornalisti, gli scrittori, gli opinion leader, gli influencer, i blogger, i complottisti... ma quasi nessuno ha interpellato i bambini.
Anche se noi genitori speriamo di fare da scudo e di riuscire ad edulcorare nel migliore dei modi la drammaticità della situazione che ci siamo trovati a vivere qualche mese fa e che stiamo tornando a vivere da qualche settimana a questa parte, non siamo onnipotenti. Non possiamo evitare che i cambiamenti che accadono nella quotidianità famigliare non producano effetti nei pensieri dei nostri figli.

Gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini
Il gioco del museo ai tempi del Coronavirus
I bambini hanno un universo simbolico molto potente e sono capaci di riempire quanto non conoscono con idee e fantasie fresche, innovative e spesso spiazzanti per gli adulti. In poche parole: analizzano a modo loro il mondo che li circonda.
Un esempio?
“Mamma giochiamo al museo?”
“Mi sembra una bella idea, io vengo a visitare il museo?”
“Sì mamma, ma prima devo provarti la febbre”
Pur non sapendo nulla dei vari DPCM e delle procedure di ingresso nei luoghi chiusi, mio figlio aveva già incluso questo nuovo gesto nell’immaginario dei suoi giochi. Sicuramente era un segnale degli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini.
La sua visione del mondo
Mio figlio di tre anni e mezzo è un gran chiacchierone, con discorsi e racconti fantasiosi comunica il suo mondo interiore con tanta naturalezza offrendo a noi genitori la sua visione del mondo e di quello che sta succedendo. Come lui, tanti altri bambini in età prescolare, stanno vivendo e analizzando la pandemia con gli occhi di un bambino.
Se ci fermiamo ad ascoltarli ci offrono un punto di vista differente che mostra alcune contraddizioni importanti che ci aiutano a capire gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini.
Sono sano o malato?
La percezione di essere sano o malato è un esempio molto calzante di ribaltamento delle certezze nella sua testa. I concetti di sano, malato asintomatico o malato con sintomi non sono facili da comprendere per molti adulti, figuriamoci nella testa di un bambino. Ma tutto ciò dal punto di vista dello sviluppo psicologico dei nostri figli può rappresentare un problema?

Gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini
La conoscenza di sé e del proprio corpo
Una delle tappe di sviluppo più importanti del bambino è la conoscenza di sé e del proprio corpo.
Già durante il primo anno di vita l’essere umano inizia a riconoscere i segnali che offre il corpo: un neonato percepisce quando ha prurito, fastidio o dolore e chiede aiuto comunicandolo con il pianto agli adulti di riferimento. Crescendo impara a farlo in maniera più precisa e a esplicitarlo con le prime parole. Del resto, tutti i bambini del mondo sanno dire “aih, aih” o “bibi”.
È proprio dal riconoscimento delle proprie sensazioni corporee che il bambino è in grado di creare uno schema corporeo, sulla base del quale costruisce una sorta di mappa del mondo esterno entro cui può muoversi al massimo delle proprie potenzialità̀, organizzando il movimento in uno spazio e in un tempo. Da qua deriva un sereno dialogo tra la propria mente e il proprio corpo.
La differenza tra sentirsi bene o essere malati
I bambini in età prescolare sanno bene quando si sentono malati o quando stanno bene, riconoscono i segnali del proprio corpo e si comportano coerentemente con questo.
Ma cosa accade quando le persone intorno a loro rimandano in maniera più o meno diretta che potrebbero essere portatori di un virus, quindi malati, anche in assenza della percezione di essere malati?
Ecco due dei possibili scenari
Gli effetti potrebbero essere la creazione di una dissonanza tra mente e corpo e di conseguenza una perdita di sicurezza delle proprie sensazioni corporee.

Gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini
Non posso uscire: sono malato
“Perché non posso uscire di casa se non sono malato, mentre mio fratello può andare dai nonni?”
Il concetto di prevenzione è complicato da far assimilare a una persona adulta, quasi impossibile da riuscire a spiegare a un bambino. Ma pensare alla strategia del nascondere tutto, tanto sono piccoli e non potrebbero capire, non è mai un buon piano.
Negli ultimi mesi, ci siamo concentrati sulla spiegazione ai nostri bambini di che cos’è il coronavirus, ma ora ci viene chiesto un ulteriore passo. Il compito è forse più complesso perché dobbiamo fermarci a raccontare le implicazioni che la pandemia ha sulla loro vita: scuola, uscite all’esterno, frequentazione degli amici...

Gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini
La narrazione del virus non è più sufficiente, ora bisogna spiegare i dettagli
Alcune indicazioni pratiche per alleviare gli effetti psicologici della pandemia COVID nei bambini:
Dire sempre la verità
Spiegare il significato delle parole senza aver paura che non siano comprese. Ogni genitore sa come spiegare le cose importanti ai propri figli. Nessuno li conosce meglio, nessuno sa quali metafore, racconti o narrazioni possono dare i frutti migliori. Il mondo degli adulti inventa parole come “isolamento sociale” o “quarantena” per non creare panico, il mondo dei bambini ha bisogno che siano raccontate per quello che sono.
Non sottovalutare la procedura del tampone
Bisogna cercare di non incappare nella comoda speranza che “tanto non toccherà mai a mio figlio”. È importante preparare il bambino anche se non dovesse mai farlo. Probabilmente se avrà questa fortuna verrà a conoscenza dell’esistenza del tampone dai compagni di scuola, dai cugini, dagli amichetti. Meglio spiegare bene la procedura prima che le fantasie possano farlo diventare una paura da dover addomesticare al momento del bisogno.
Dare spazio alle emozioni
Accogliere le emozioni dei bambini, parlarne attraverso il gioco. In questo momento in cui i bambini potranno alternare momenti di socialità a scuola con momenti di chiusura in casa (per quarantena) è molto probabile che si manifestino comportamenti fuori dagli schemi classici. Non è facile ma i genitori dovrebbero saper accettare anche i momenti di noia, aggressività, rabbia, frustrazione o piccole regressioni (richiedere di dormire con i genitori di notte, maggiore uso del ciuccio...).
Costruire delle routine
Anche nei periodi in cui si sta a casa. I bambini trovano un equilibrio quando le giornate sono il più possibili prevedibili e con appuntamenti fissi, conosciuti e riconoscibili. Quando i bambini sono malati le eccezioni diventano la regola (guardare più televisione, mangiare a letto...), ma se si deve affrontare una quarantena o un contagio senza sintomi è necessario conservare una routine (anche se diversa da quella proposta quando si può uscire in libertà) o inventarne una nuova.
Non isolarsi
Mantenere il contatto con gli amici e il mondo esterno. Dover stare in quarantena non vuol dire chiudere ogni contatto esterno. La tecnologia può venire in aiuto e a questa si può sommare la fantasia dei bambini. Oltre al telefono e alle videochiamate provate a far preparare dei disegni o dei regali “fai da te” per gli amici che incontreranno di nuovo dal vivo quando l’isolamento sarà terminato. Aiuterà anche a passare dei bei momenti insieme e non far perdere loro la manualità e manterrà viva la fantasia.

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